|
Banca Dati "Nuovo Rinascimento" LETTURE DEL SONETTO DOCUMENTI FRANCESCO BERNI, Capitolo a fra Bastian dal Piombo, in FRANCESCO BERNI, Rime, a cura di DANILO ROMEI, Milano, Mursia («G.U.M.», n.s., 63), 1985, n° LXV, pp. 183-185
Padre, a me più che gli altri reverendo
che son reverendissimi chiamati,
e la lor reverenzia io non l'intendo; 3
padre, reputazion di quanti frati
ha oggi il mondo e quanti n'ebbe mai,
fin a que' goffi de gli Inghiesuati; 6
che fate voi da poi che vi lasciai
con quel di chi noi siam tanto divoti,
che non è donna e me ne inamorai? 9
Io dico Michel Agnol Buonarroti,
che quand'i' 'l veggio mi vien fantasia
d'ardergli incenso ed attaccargli voti; 12
e credo che sarebbe opra più pia
che farsi bigia o bianca una giornea,
quand'un guarisse d'una malattia. 15
Costui cred'io che sia la propria idea
della scultura e dell'architettura,
come della giustizia mona Astrea, 18
e chi volesse fare una figura
che le rapresentasse ambe due bene,
credo che faria lui per forza pura. 21
Poi voi sapete quanto egli è da bene,
com'ha giudicio, ingegno e discrezione,
come conosce il vero, il bello e 'l bene. 24
Ho visto qualche sua composizione:
son ignorante, e pur direi d'avélle
lette tutte nel mezzo di Platone; 27
sì ch'egli è nuovo Apollo e nuovo Apelle:
tacete unquanco, pallide viole
e liquidi cristalli e fiere snelle: 30
e' dice cose e voi dite parole.
Così, moderni voi scarpellatori
et anche antichi, andate tutti al sole; 33
e da voi, padre reverendo, in fuori
chiunque vòle il mestier vostro fare,
venda più presto alle donne e colori. 36
Voi solo appresso a lui potete stare,
e non senza ragion, sì ben v'appaia
amicizia individua e singulare. 39
Bisognerebbe aver quella caldaia,
dove il socero suo Medea rifrisse
per cavarlo de man della vecchiaia, 42
o fosse viva la donna di Ulisse,
per farvi tutti doi ringiovenire
e viver più che già Titon non visse. 45
Ad ogni modo è disonesto a dire
che voi, che fate e legni e' sassi vivi,
abbiate poi come asini a morire: 48
basta che vivon le quercie e gli ulivi
e' corbi e le cornacchie e' cervi e' cani
e mille animalacci più cattivi. 51
Ma questi son ragionamenti vani,
però lasciàngli andar, ché non si dica
che noi siam mamalucchi o luterani. 54
Pregovi, padre, non vi sia fatica
raccomandarmi a Michel Agnol mio
e la memoria sua tenermi amica. 57
Se vi par, anche dite al papa ch'io
son qui e l'amo e osservo e adoro,
come padrone e vicario di Dio; 60
et un tratto ch'andiate in concistoro,
che vi sian congregati e cardinali,
dite addio da mia parte a tre di loro. 63
Per discrezion voi intenderete quali,
non vo' che mi diciate: - Tu mi secchi -;
poi le son cerimonie generali. 66
Direte a monsignor de' Carnesecchi
ch'io non gli ho invidia de quelle sue scritte,
né de color che gli tolgon li orecchi; 69
ho ben martel di quelle zucche fritte,
che mangiammo con lui l'anno passato:
quelle mi stanno ancor ne gli occhi fitte! 72
Fatemi, padre, ancor raccomandato
al virtuoso Molza gaglioffaccio,
che m'ha senza ragion dimenticato; 75
senza lui parmi d'esser senza un braccio:
ogni dì qualche lettera gli scrivo
e perché l'è plebea da poi la straccio. 78
Del suo signor e mio, ch'io non servivo,
or servo e servirò presso e lontano,
ditegli che mi tenga in grazia vivo. 81
Voi lavorate poco e state sano:
non vi paia ritrar bello ogni faccia;
a Dio, caro mio padre fra Bastiano, 84
a rivederci ad Ostia a prima laccia.
immesso in rete il 20 dicembre 1995 |