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Convegno MARIA GRAZIA PROFETI Rospigliosi e la Spagna Maria Grazia Profeti è professore ordinario di Lingua e Letteratura Spagnola presso la Facoltà di Lettere di Firenze. Si è occupata di teatro barocco con monografie, testi critici, bibliografie (Lope de Vega, Pedro Calderón de la Barca, Tirso de Molina, Luis Vélez de Guevara, Juan Pérez de Montalbán, Francisco Rojas Zorrilla, Augustín Moreto ed altri), dell'opera poetica di Francisco de Quevedo, della generazione del '27 (Federico García Lorca, Luis Buñuel), di rapporti interculturali (la commedia barocca spagnola nell'Italia del Seicento), di scrittura sulla moda. abstract: Come ben si sa e come si viene ripetendo dai tempi di Croce, le relazioni letterarie e teatrali tra la Spagna e l'Italia nel secolo XVII appaiono molto strette. Quel che è cambiato dagli anni venti a oggi è l'atteggiamento degli studiosi che si dedicano al tema: deprecatorio agli inizi del nostro secolo (ecco le nefaste influenze della Spagna della controriforma gravare sulle patrie lettere, con il contorno di qualificativi come ampollosità, ridondanza, barocchismo, spagnolismo, ecc.), atteggiamento sostituito ai nostri giorni da una tendenza a identificare filologicamente debiti e imprestiti. In questa prospettiva si colloca il lavoro di Giulio Rospigliosi, e questa volta nel quadro di una conoscenza non solo dei testi - come nel caso dei traduttori-adattatori che operano in Italia - ma della prassi teatrale spagnola, dato che in Spagna il Rospigliosi aveva viaggiato prima del 1626, al seguito di Francesco Barberini, legato a latere del papa; e soprattutto vi aveva soggiornato per quasi dieci anni, dal luglio del 1644 all'inizio del 1653, quando - come nunzio del papa in Spagna - parteciperà alla vita culturale - e teatrale - di Madrid. L'analisi dei suoi testi propone un quadro di estremo interesse. Al di là delle evidenti manipolazioni, tese ad adattare gli originali spagnoli al destinatario romano, la chiave portante degli adattamenti, la ragione stessa della scelta dei testi-fonte, è la modernità. Modernità perseguita fin dai sottogeneri che egli privilegia all'interno dell'immenso corpus della "comedia" spagnola: e accanto al tipo "de santos" egli utilizza due commedie di cappa e spada, come quelle di Montalbán e Sigler de la Huerta. E modernità di meccanismi teatrali, come la presenza del "teatro nel teatro", sagacemente calcata dal testo fonte. |
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