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persone/Bernini
==== MOLINARI =============================================
[S. Alessio]: "La scenografia (di chiara ispirazione
cinquecentesca) e le macchine (confinate agli intermezzi e
al finale) vennero a lungo attribuite al Bernini, ma senza
fondamento, come ha dimostrato il Lavin" (p. 115)
"Tuttavia Bernini non mancò di riprendere questa tradi-
zione in uno spettacolo - La Comica del Cielo - dove anzi
riassunse molti dei temi svolti in precedenza (siamo nel
1667), come il teatro nel teatro e la fiera. Qui, come in
altri casi, si trattò forse soltanto di episodi che, a mio
parere, si concentrano le più vive intuizioni sceniche del
Bernini.
Di esse purtroppo non abbiamo che sbiaditi ricordi let-
terari, poiché ben difficilmente si potrebbero confutare
sul piano stili- | stico le ragioni con cui Grassi [LUIGI
GRASSI, Bernini pittore, Roma 1945, pag. 48, 59] e Brinck-
mann [ALBERT ENRICH BRINCKMANN, I disegni, in Filippo Ju-
varra, Milano 1937, pag. 146] hanno espunto dal catalogo
berniniano un disegno inseritovi da Bauer e Wittkover
[HEINRICH BAUER - RUDOLF WITTKOVER, Die Zeichnungen des
Gian Lorenzo Bernini, Berlino 1931, ill. 15, pagg. 33-34],
raffigurante il sorgere del sole sul mare.
Però non si può dimenticare che le argomentazioni del
Grassi e del Brinckmann tengono troppo poco conto della
componente 'teatro'. L'opinione del Grassi che trova nel
Bernini una inattiva sensibilità nei confronti dei valori
paesistici, va, a mio parere, totalmente respinta: basti
ricordare la fontana dei fiumi dove acqua e roccie formano
un paesaggio magicamente vero, o il palazzo Pamphili a Mon-
tecitorio, acutamente definito 'naturalizzato' [MARCELLO e
MAURIZIO FAGIOLO DELL'ARCO, Bernini, una introduzione al
gran teatro del Barocco, Roma 1967, pag. 90]. Comunque di-
venta inaccettabile se vista in relazione con il teatro
dove la sensibilità per il paesaggio è una delle componenti
essenziali.
Certo, la rappresentazione del sorgere del sole sul mare
(che è rappresentata dal disegno in questione) non fu af-
fatto, come crede il Baldinucci, la prima del genere. Ma
proprio per questo deve aver contenuto altri motivi di ori-
ginalità, che giustifichino la fama che essa acquistò [IR-
VING LAVIN, nella citata recensione, ha acutamente mostrato
come l'importanza del Bernini per la storia del teatro non
è costituita che in minima parte dalla sua abilità meccani-
ca: tutti i suoi 'trucchi' erano già stati sperimentati.
Ciò che interessa è il modo come egli li utilizza e soprat-
tutto la concezione artistica che in essi rivela. Il Lavin
però mette in relazione questa sua osservazione con un al-
tro aspetto assai significativo del teatro berniniano. Il
Bernini infatti 'all'illusione che ci si attende normalmen-
te in teatro sovrapponeva un'altra illusione, inattesa que-
sta, nella quale il pubblico era direttamente coinvolto. Lo
spettatore, in un istante, diventava attore, e si sentiva
direttamente, anche se involontariamente partecipe dell'av-
venimento'. Ciò è ampiamente dimostrato dagli spettacoli
citati dal Lavin, quali quello della commedia in commedia,
dell'inondazione del Tevere e dell'incendio della scena. Si
tratta dello stesso problema che abbiamo esaminato nel cap.
IV, risolto però con mezzi antitetici, che vertono sull'il-
lusione psicologica più che sull'effettiva connessione di
due ambienti spaziali.]. Non poteva cioè trattarsi di una
ripetizione dell'artificioso preziosismo di Aristotele da
Sangal- | lo, e neppure della straordinaria luminosità,
provocata del resto da un sole allegorico, che abbiamo tro-
vato nel Buonatalenti; doveva trattarsi invece della de-
scrizione minuta, ma inafferrabile, del fenomeno naturale
in termini teatrali: di una descrizione che non poteva non
essere atmosferica, e quindi pittorica, e che doveva
nascere da un'attiva e squisita sensibilità per il paesag-
gio.
Invero tale sensibilità superava, nel Bernini, quella
meramente paesaggistica, per rivolgersi, più in generale,
alla natura scorta nella vicenda dei suoi fenomeni, tra i
quali, è compresa anche la vita degli uomini, se guardata
da un più alto punto di vista: nel teatro il Barberini
scorgeva il mezzo linguistico per esprimere ciò che con la
scultura e la pittura sentiva di non poter dire: se come
scultore aveva per lo più raffigurato l'uomo nella sua au-
tonoma singolarità, nel teatro con un frequente, cinemato-
grafico alternarsi di piani lo immergeva nella natura o
nelle più generali relazioni di vita, o addirittura lo e-
scludeva, per descrivere il fenomeno naturale nella sua pu-
rezza.
E in questo senso il Bernini si inseriva in una delle
più caratteristiche tendenze del teatro secentesco. [...]"
(pp.115-117)
"Il [...] motivo [della Fiera] fu significativamente ri-
preso dal Bernini in una specie di intermezzo | del melo-
dramma del Rospigliosi Chi Soffre Speri, nel quale l'Autore
sembra essere andato un'altra volta incontro ai gusti del
Bernini, non solo inserendo questo tema della Fiera, ma an-
che ponendo alcune maschere della Commedia dell'Arte accan-
to ai personaggi principali" (pp. 117-118)
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